Chi l’avrebbe mai detto che una sessione intensa a Call of Duty potesse funzionare anche da allenamento per la mente? Spesso i videogiochi sparatutto vengono accusati di essere un passatempo puramente ricreativo o addirittura deleterio, ma numerose ricerche indicano il contrario. I frenetici match multigiocatore, le battaglie battle royale, le orde di zombie e perfino le missioni cooperative di Call of Duty mettono alla prova il nostro cervello, potenziando riflessi, concentrazione e altre capacità cognitive. Di seguito esploriamo in dettaglio come questo popolare FPS (first-person shooter) allena la nostra mente, supportando le affermazioni con studi scientifici recenti.
Uno degli aspetti più evidenti allenati da Call of Duty è la rapidità di reazione. Nel bel mezzo di un match, il giocatore deve individuare un avversario e reagire con un colpo preciso nel giro di millisecondi. Questa costante pressione a rispondere rapidamente affina i riflessi: alcuni studi hanno rilevato che chi gioca regolarmente ad action shooter può prendere decisioni fino al 25% più velocemente rispetto a chi non gioca, mantenendo comunque la stessa precisione. In altre parole, il tempo di reazione si riduce senza sacrificare l’accuratezza, sfatando il mito del gamer “trigger-happy” incline solo a sparare impulsivamente. Non è un caso se i videogiocatori esperti mostrano migliore coordinazione occhio-mano, ossia una maggiore abilità nel tradurre ciò che vedono in movimenti rapidi e precisi delle mani. Ad esempio, puntare velocemente un bersaglio sullo schermo richiede di sincronizzare alla perfezione la vista con il controllo del mouse o del controller – un’abilità che col tempo diventa quasi istintiva.
Questa prontezza nei riflessi non rimane confinata al gioco, ma può trasferirsi anche alle attività quotidiane. Ricerche in ambito neuropsicologico indicano che l’allenamento con videogiochi d’azione velocizza l’elaborazione delle informazioni sensoriali in generale, aiutando a reagire più celermente anche in situazioni reali. Ad esempio, un gamer allenato potrebbe accorgersi più in fretta di un pericolo sulla strada mentre guida, o rispondere con maggiore prontezza a stimoli improvvisi nell’ambiente. In sintesi, Call of Duty funge da “palestra” per i riflessi: costringe a prendere decisioni fulminee sotto pressione, e col tempo il cervello impara a farlo in modo sempre più efficiente.
Nel caos di una partita online – con esplosioni, colpi che fischiano e obiettivi multipli da tenere d’occhio – Call of Duty richiede una concentrazione totale. I giocatori imparano a mantenere la lucidità mentale sotto pressione, filtrando le distrazioni e focalizzandosi su ciò che conta per la missione (ad esempio, la posizione dei nemici sul radar o il tempo rimanente per completare l’obiettivo). Studi cognitivi hanno osservato che i videogiocatori d’azione sviluppano un’attenzione più acuta: riescono a restare concentrati sul compito nonostante stimoli distraenti attorno a loro, molto più dei non giocatori. In pratica, la mente di un giocatore abituale di Call of Duty diventa abile nel ignorare i “rumori” di fondo – come eventi visivi o sonori irrilevanti – mantenendo la massima allerta su ciò che è importante per sopravvivere nel gioco.
Questa capacità di focalizzazione si accompagna a un miglior controllo delle reazioni impulsive. Contrariamente allo stereotipo del gamer impulsivo, la ricerca suggerisce che chi passa diverse ore alla console può sviluppare un maggiore autocontrollo decisionale. Un ampio studio del 2022 su quasi 2000 ragazzi ha rivelato che i giocatori accaniti ottengono punteggi migliori nei test di controllo degli impulsi rispetto ai coetanei che non giocano. Ciò significa che, posti di fronte a una scelta rapida, tendono a valutare l’azione in modo più lucido anziché agire precipitosamente. Questo allenamento a mantenere la calma nei momenti critici di gioco può dunque tradursi in una mente più lucida anche sotto stress nella vita reale – ad esempio gestendo meglio la pressione durante un esame o nel risolvere un problema all’ultimo minuto.
Oltre alla concentrazione su un singolo obiettivo, Call of Duty allena anche la capacità di gestire più stimoli e compiti contemporaneamente. In una partita, il giocatore esperto deve tenere d’occhio la mappa tattica, comunicare con i compagni via chat vocale, monitorare le munizioni e la salute, il tutto mentre ingaggia i nemici. Questo è un esempio perfetto di multitasking cognitivo. Gli studi confermano che gli action gamer sviluppano un’attenzione divisa più efficiente, riuscendo a distribuire le risorse mentali su più compiti senza cali di performance. Ad esempio, ricerche sperimentali hanno mostrato che i videogiocatori possono seguire più oggetti in movimento contemporaneamente e passare rapidamente da un compito all’altro meglio dei non giocatori.
Questa maggiore flessibilità cognitiva significa che il cervello allenato con giochi come Call of Duty diventa più bravo nel cambiare focus e priorità in base alla situazione. Se durante una modalità Zombie occorre alternare l’eliminazione di nemici al soccorso di un compagno ferito, un giocatore allenato sarà più rapido nel switchare l’attenzione da un obiettivo all’altro. Non sorprende che nello studio citato prima del 2022, oltre al controllo degli impulsi, i gamer incalliti abbiano mostrato anche migliori capacità di memoria di lavoro – ovvero la memoria a breve termine che ci permette di tenere a mente più informazioni rilevanti nell’immediato. Una memoria di lavoro efficiente è proprio ciò che serve per svolgere bene il multitasking, sia nel gioco che nelle sfide della quotidianità. In sostanza, le frenetiche situazioni di Call of Duty addestrano il cervello a destreggiarsi tra molteplici compiti, mantenendo alto il livello di performance su tutti.
Le abilità cognitive affinate da Call of Duty possono variare anche in base alla modalità di gioco – competitiva o cooperativa – enfatizzando diversi aspetti di presa di decisione e adattabilità. Nelle modalità competitive classiche (come Deathmatch a squadre o Battle Royale in Warzone), il giocatore si trova costantemente di fronte a decisioni lampo: affrontare un avversario ora o attendere rinforzi? Muoversi allo scoperto per recuperare un oggetto utile, rischiando di esporsi al fuoco nemico, oppure restare coperto? Queste scelte vanno fatte in un attimo e sotto pressione, allenando la mente a valutare rapidamente rischio e beneficio. Non solo: affrontare altri giocatori umani, imprevedibili nelle loro tattiche, richiede una notevole adattabilità strategica. I gamer devono imparare a cambiare strategia al volo se quella adottata non funziona – un po’ come un giocatore di scacchi modifica il piano di gioco in base alle mosse dell’avversario, ma qui il tutto avviene in pochi secondi invece che minuti.
D’altra parte, le modalità cooperative di Call of Duty (come la modalità Zombie a più giocatori, o le operazioni Spec Ops da affrontare in squadra) mettono l’accento sulla collaborazione e coordinazione di gruppo. In questi contesti l’adattabilità assume la forma della cooperazione: i giocatori devono suddividersi i ruoli, comunicare efficacemente e aiutarsi a vicenda di fronte a nuove ondate di nemici o situazioni impreviste. Ciò allena il cervello a prendere decisioni collettive, tenendo conto non solo delle proprie azioni ma anche di quelle dei compagni. Ad esempio, in una partita Zombie di alto livello i giocatori esperti adattano continuamente la propria posizione e strategia in base a dove si trovano i compagni e da dove arrivano i nemici, mostrando una flessibilità decisionale notevole.
Interessante è notare che queste competenze sviluppate in ambito videoludico possono avere effetti positivi anche fuori dallo schermo. Uno studio recente ha evidenziato che il gioco multiplayer online può potenziare abilità utili nel mondo del lavoro, come la risoluzione di problemi in gruppo, la leadership e la capacità di lavorare in squadra. I gamer intervistati riportavano maggiore pazienza, self-control e attitudine a “vedere i problemi come puzzle da risolvere” grazie all’esperienza videoludica. Ciò suggerisce che affrontare sfide competitive o cooperative in giochi come Call of Duty può tradursi in maggiore adattabilità anche nelle situazioni reali che richiedono decisioni rapide o lavoro di team. D’altra parte, il gioco competitivo può anche insegnare a gestire la sconfitta e lo stress: ogni match perso spinge il giocatore ad analizzare gli errori e modificare l’approccio nella partita successiva, rafforzando la resilienza mentale e la capacità di apprendere dalle esperienze negative.
Non tutti i videogiochi allenano il cervello allo stesso modo. Call of Duty rappresenta il genere dei giochi d’azione frenetica, caratterizzati da velocità, imprevedibilità e carico sensoriale elevato. Questo lo differenzia da altri generi, come i puzzle game o i simulatori, che stimolano il cervello in maniera diversa. Ad esempio, un puzzle game (si pensi a Tetris o ai rompicapo alla Professor Layton) sollecita soprattutto il problem solving logico e la pianificazione, ma lo fa in un ambiente generalmente più statico e senza l’urgenza del tempo reale. Il risultato è che i puzzle migliorano la nostra abilità di ragionamento e creatività, ma non allenano i riflessi e la reattività percettiva quanto uno sparatutto alla Call of Duty. Allo stesso modo, un simulatore di guida o di volo può aumentare la concentrazione prolungata e insegnare procedure complesse, però la tensione e il ritmo rimangono più controllati rispetto a una caotica battaglia multigiocatore.
Le ricerche comparative riflettono queste differenze. In uno studio condotto da Daphne Bavelier e colleghi, un gruppo di soggetti fu addestrato per 50 ore con un gioco d’azione (incluso Call of Duty) mentre un altro gruppo giocò per lo stesso tempo a un videogioco strategico lento (The Sims 2). Al termine, i giocatori del gruppo Call of Duty mostravano tempi di reazione significativamente più rapidi nei test percettivi, mentre il gruppo “The Sims” non ottenne miglioramenti simili. Ciò indica che gli stimoli veloci e imprevedibili di uno shooter portano benefici cognitivi specifici che un gioco più lento non riesce a fornire. Inoltre, i vantaggi dei giochi d’azione sembrano più trasferibili a diversi ambiti: uno studio ha evidenziato che le abilità affinate con titoli come Call of Duty (dalla visione periferica alla capacità di seguire più obiettivi) si traducono in miglioramenti tangibili in attività quotidiane come guidare l’auto, fare più cose insieme o individuare dettagli visivi sottili. Al contrario, un puzzle game potrebbe renderti bravissimo a risolvere quel tipo di rompicapo, ma l’effetto potrebbe restare più confinato a quell’ambito specifico.
Call of Duty e i giochi d’azione simili rappresentano quindi più di un semplice svago: possono diventare un vero e proprio allenamento cognitivo. Dalla prontezza di riflessi alla concentrazione focalizzata, dal multitasking all’adattabilità strategica, queste esperienze interattive mettono alla prova e fortificano diverse funzioni mentali. Naturalmente, come per qualsiasi attività, è importante la moderazione: lunghe maratone di gioco senza pause possono affaticare la mente e alcuni studi segnalano che un eccesso di gaming è associato anche a problemi di attenzione o altre difficoltà. Tuttavia, all’interno di uno stile di vita equilibrato, il tempo trascorso su Call of Duty può offrire sorprendenti benefici al cervello. La prossima volta che scenderai in campo virtuale per conquistare un obiettivo, ricorda che non stai solo divertendoti: stai anche affinando le tue abilità cognitive e allenando la mente a dare il meglio sotto pressione.
Fonti:
- Daphne Bavelier et al., University of Rochester, “Action video game modifies visual selective attention”, Nature, 2003.
- Kühn, S. et al., “The impact of video game training on the brain’s structural plasticity”, Molecular Psychiatry, 2014.
- Swing, E.L. et al., “Video Game Playing and Attention Problems in Youth”, Pediatrics, 2010.
- Granic, I., Lobel, A., & Engels, R.C.M.E., “The Benefits of Playing Video Games”, American Psychologist, 2014.
- Bailey, K. et al., “Long-term video gaming is associated with improved cognitive control and working memory”, Developmental Cognitive Neuroscience, 2022.
- NPR.org, “How Video Games Affect The Brain” (2019).
- Oxford Internet Institute, “The role of online games in improving teamwork and problem-solving”, 2023.