L’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft, finalizzata nel 2023, ha proiettato il franchise di Call of Duty in una nuova era. A partire dal 2024, con titoli come Black Ops 6 già pubblicati sotto l’egida Xbox, possiamo cominciare a intravedere i possibili cambiamenti. Ma è soprattutto dal 2026 in avanti – quando usciranno capitoli interamente pianificati post-acquisizione – che la community si aspetta le novità più sostanziali. Le domande fervono: quali migliorie tecniche potrà portare Microsoft? Cambierà qualcosa nel modello economico del gioco (ad esempio con Game Pass)? E sul piano narrativo e competitivo, quale impatto avrà la nuova gestione? Proviamo ad esplorare questi aspetti, tenendo conto sia di annunci ufficiali che delle speranze espresse dai giocatori.

Dal punto di vista tecnologico, uno dei miglioramenti più attesi riguarda il motore grafico e l’infrastruttura online. Le ultime indiscrezioni indicano che il capitolo di Call of Duty previsto per il 2026 – presumibilmente Modern Warfare IV – sarà il primo a compiere un vero salto generazionale: niente supporto per le console old-gen (PS4 e Xbox One) e un motore di gioco profondamente rinnovato​. Questo significa poter sfruttare a pieno l’hardware dei PC e delle console di nuova generazione, con benefici in termini di grafica, dimensioni delle mappe e fluidità. In particolare, il nuovo engine dovrebbe risolvere alcuni difetti segnalati dai fan negli ultimi anni, come l’eccesso di “visual clutter” (elementi a schermo che disturbano la visibilità)​, e magari migliorare l’audio e la fisica. Microsoft, disponendo di enormi risorse, potrebbe garantire che gli studi di CoD abbiano il tempo e i mezzi per ottimizzare il motore di gioco senza dover scendere a compromessi per rispettare scadenze annuali ferree. Un altro punto tecnico dolente che la community spera venga affrontato sono i server: attualmente Warzone e altre modalità online di CoD girano su server a 20 Hz, cioè che aggiornano lo stato del gioco 20 volte al secondo​. Questo valore è nettamente inferiore a quello di altri FPS (Fortnite e Apex Legends a 60 Hz, persino 128 Hz per Counter-Strike 2) e comporta svantaggi in reattività e precisione dei colpi, con situazioni percepite come ingiuste in partita​. Finora Activision ha mantenuto tick rate bassi per contenere i costi operativi, ma con il cloud Azure di Microsoft a disposizione e un cambio di strategia orientato alla qualità del servizio, c’è ottimismo sul fatto che la frequenza dei server possa essere aumentata. Immaginare Warzone con server a 60 Hz (o più) significa partite più fluide, registrazione dei proiettili più accurata e un feeling generale all’altezza dei competitor – un enorme passo avanti tecnico che molti fan attendono da tempo. Anche l’infrastruttura anti-cheat potrebbe beneficiarne: Microsoft ha esperienza nel gestire servizi online sicuri e potrebbe rafforzare ulteriormente sistemi come Ricochet, magari integrandoli con soluzioni server-side avanzate per individuare barare più rapidamente.

Sul fronte economico, l’influenza di Microsoft è già evidente e destinata a crescere. La novità principale è l’inclusione di Call of Duty nel Xbox Game Pass: già dal 2024 l’ultimo titolo è uscito day one nel servizio in abbonamento​, e possiamo aspettarci che tutti i futuri capitoli seguiranno questa strada. Ciò rappresenta un cambiamento epocale per i giocatori: significa poter accedere al nuovo CoD pagando l’abbonamento mensile invece di acquistarlo a prezzo pieno. Per i consumatori è un vantaggio tangibile in termini di costo, e non a caso analisti prevedono che l’arrivo di CoD su Game Pass farà impennare gli iscritti al servizio di diverse milioni di unità​. Certo, questo potrebbe riflettersi in un calo delle copie vendute tradizionalmente, ma come ha dichiarato Michael Pachter, “nel complesso è positivo per Microsoft e per i consumatori”​. Microsoft punta infatti più sull’ecosistema che sulla singola vendita: preferisce avere tanti utenti nel suo ecosistema Game Pass, generando entrate ricorrenti e potendo proporre acquisti in-game a una base più ampia. A tal proposito, è interessante chiedersi come potrebbe cambiare la monetizzazione interna di CoD. Già oggi Warzone e il multiplayer fanno ampio uso di microtransazioni, Battle Pass stagionali e bundle estetici. Con l’eventuale calo di introiti da vendita del gioco base (compensati però dagli abbonamenti), Microsoft potrebbe decidere di rendere ancora più centrale il modello “game as a service”. Potremmo vedere un’integrazione del negozio CoD con account Microsoft per facilitare acquisti cross-platform, oppure promozioni incrociate per gli abbonati Game Pass (ad es. bonus di crediti CoD per chi gioca via Game Pass). D’altra parte, la reputazione di Microsoft potrebbe spingerla a evitare monetizzazioni eccessivamente predatorie: mantenere un equilibrio sarà cruciale per non scontentare i giocatori. Sul piano delle piattaforme supportate, l’acquisizione ha garantito accordi importanti: Microsoft si è impegnata a portare e mantenere CoD su PlayStation per almeno 10 anni e persino su Nintendo (quando tecnicamente fattibile)​. Quindi dal 2026 è plausibile aspettarsi il debutto di CoD anche sulla nuova console Nintendo, ampliando la platea di giocatori. Il fatto di non perdere l’utenza PlayStation – che resta numerosa – e anzi aggiungerne di nuove su Switch, tutto gestito da Microsoft, significa comunità più grandi e vive, con crossplay esteso praticamente a tutte le piattaforme. Una potenziale miglioria economica potrebbe essere l’inclusione dei DLC e mappe aggiuntive gratuitamente per tutti gli utenti Game Pass, seguendo un modello simile a Halo Infinite: invece di frammentare la community vendendo pacchetti mappe, tenerla unita offrendo i contenuti extra come parte dell’abbonamento. Al momento è solo una speranza, ma considerando che già oggi CoD adotta la politica delle mappe gratuite (monetizzando altrove), Microsoft probabilmente proseguirà su questa linea per massimizzare la base di giocatori attivi.

Per quanto riguarda gli aspetti narrativi, i fan si chiedono se Microsoft incoraggerà nuovi approcci nelle campagne e nel lore di Call of Duty. Activision ha alternato negli anni filoni narrativi differenti (serie Modern Warfare, Black Ops, titoli storici o futuristici), mantenendo però un’impronta abbastanza tradizionale nel gameplay story-driven. Con più risorse e meno pressione a pubblicare un gioco ogni autunno a tutti i costi, gli studi potrebbero prendersi tempo extra per osare un po’ di più sul piano creativo. Immaginiamo campagne più lunghe e curate, con trame ramificate o scelte morali, oppure una maggiore continuity tra un capitolo e l’altro – possibilità concrete se il ciclo di sviluppo si allunga. Microsoft potrebbe anche sfruttare sinergie interne: ad esempio Infinity Ward e gli studi CoD potrebbero collaborare con team di Microsoft esperti di narrativa (Obsidian? Bethesda?) per arricchire le storie, oppure attingere a tecnologie narrative avanzate (come l’uso estensivo di motion capture, IA per NPC, ecc.). Un elemento narrativo che la community ha criticato di recente è l’interfaccia e l’esperienza utente in-game: per dire, l’UI di Modern Warfare II era considerata macchinosa. Ebbene, rumor affermano che nel 2026 ci sarà un ritorno a un’UI “tradizionale” più snella, ascoltando i feedback dei giocatori storici​. Questo piccolo dettaglio riflette un trend: dare retta alla community su ciò che rende CoD CoD. Microsoft finora ha promesso di rispettare l’identità dei giochi Activision, quindi è lecito aspettarsi che non stravolgerà il DNA di Call of Duty (che rimarrà uno shooter frenetico e accessibile), quanto piuttosto che lo affini dove serve. La vera sfida narrativa potrebbe essere integrare meglio l’ecosistema Call of Duty: unire magari le storie del multiplayer, di Warzone e dei co-op (Zombi) in un universo coerente. Con Warzone come piattaforma “live”, Microsoft potrebbe spingere per eventi narrativi in-game più epici, un po’ sul modello di Fortnite, così da coinvolgere i giocatori con aggiornamenti che non sono solo nuove mappe ma anche sviluppi di trama (ricordiamo l’evento nucleare di Verdansk, per esempio). Inoltre, non va dimenticato che Microsoft ora controlla IP classiche di Activision: chissà che non vedremo remake o ritorni di vecchi spin-off (come un nuovo Call of Duty Zombies standalone, o la resurrezione di serie dormienti tipo Ghosts) per arricchire l’offerta su Game Pass. La comunità auspica in generale maggiore qualità e innovazione nelle campagne: Microsoft potrebbe investire perché ogni CoD abbia momenti memorabili paragonabili al passato (l’incipit di Modern Warfare, “No Russian”, ecc.), evitando che le storie diventino riempitivi secondari rispetto al multiplayer.

Infine, l’ambito competitivo ed eSport di Call of Duty potrebbe ricevere un impulso sotto la gestione Microsoft. Activision già organizzava la Call of Duty League (CDL) con un formato franchigia simile a sport tradizionali, ma i risultati in termini di pubblico sono stati altalenanti. Microsoft, forte dell’esperienza con Halo e proprietaria di piattaforme streaming (Mixer è stato chiuso, ma potrebbero esserci nuove iniziative) e servizi Xbox, potrebbe rivedere la strategia eSport di CoD. Un’idea potrebbe essere unificare il circuito competitivo tra piattaforme: ad esempio tornei integrati su Xbox (magari sfruttando la feature “Arena” per organizzare competizioni in-game) e un supporto maggiore ai tornei amatoriali via Xbox Live. Inoltre, con il gioco su PC sempre più centrale, Microsoft potrebbe spingere per un crossplay competitivo senza vantaggi sleali, grazie a miglioramenti lato hardware (come supporto mouse/tastiera nativo su console e controlli personalizzabili per bilanciare). Un altro aspetto atteso è una modalità Classificata (ranked) più robusta e permanente all’interno di CoD: se finora le modalità classificate arrivavano in ritardo o in forme limitate, sotto Microsoft ci si aspetta un’integrazione sin dal lancio, così da coltivare la scena competitiva dall’interno del gioco. Immaginiamo classifiche stagionali visibili, ricompense per chi gioca competitivo e magari un sistema anti-cheat più aggressivo in ranked. Tutto ciò incentiverebbe più giocatori a impegnarsi e potrebbe fungere da vivaio per la scena pro. Non da ultimo, Microsoft possiede ora anche la tecnologia e infrastruttura per migliorare lo spettatore e lo streaming: potrebbero implementare funzioni per assistere alle partite in-game (come già succede con altri titoli), rendendo più accessibile seguire tornei o partite di amici, e quindi ampliando l’interesse attorno al gioco competitivo.

Le aspettative della community verso il “CoD targato Microsoft” sono in buona parte positive ma anche cariche di richieste specifiche. In vari forum i giocatori hanno espresso sollievo sapendo che Microsoft intende preservare gli elementi classici del gameplay di Call of Duty – ad esempio è stato confermato il ritorno dei puntini rossi sulla minimappa quando si spara senza silenziatore, feature classica molto richiesta​. C’è dunque fiducia che i nuovi giochi manterranno intatte le meccaniche collaudate e amate, senza stravolgimenti arbitrari. “Mantieni intatti i sistemi di base e lascia che i dev si concentrino sul gameplay effettivo”​ riassume bene il sentimento dei fan: innovare sì, ma senza sacrificare ciò che rende CoD divertente. La speranza è che Microsoft porti quella visione stabile e a lungo termine che forse mancava, evitando cambi di rotta drastici ogni anno (magari uniformando progressi e engine tra i vari capitoli) e investendo invece in miglioramenti incrementali significativi. Gli utenti si aspettano anche maggiore comunicazione e ascolto: Microsoft potrebbe favorire un dialogo più aperto con la community CoD, come fa con i suoi franchise (vedi Halo Insider Program), coinvolgendola in beta, test pubblici e feedback che realmente influenzeranno lo sviluppo.

In sintesi, dal 2026 in poi possiamo immaginare un Call of Duty tecnicamente più evoluto (grazie a server potenziati, nuovo engine e niente compromessi con hardware datato), economicamente inserito nell’ecosistema Game Pass e quindi accessibile come mai prima, e guidato da una filosofia attenta tanto alle richieste dei giocatori storici quanto all’innovazione responsabile. Non tutto avverrà immediatamente – gli stessi dirigenti Activision hanno dichiarato che la struttura di sviluppo con rotazione di studi rimarrà inalterata nel prossimo futuro​, segno che il cambiamento sarà graduale. Ma con Microsoft al timone, la community si aspetta che il franchise riceva finalmente quei miglioramenti di fondo attesi da anni, dal netcode alla cura del competitivo, fino a una maggiore integrazione dei vari capitoli. Se queste aspettative verranno soddisfatte, Call of Duty potrebbe inaugurare una nuova “età dell’oro” in cui stabilità e innovazione vanno di pari passo, consegnandoci giochi più rifiniti, servizi migliori e un’esperienza complessiva all’altezza della leggenda di questo titolo. Non resta che attendere i prossimi capitoli e vedere se le promesse (implicite ed esplicite) di questa epocale acquisizione si tradurranno nella realtà che milioni di fan sperano di vivere dal pad o dalla tastiera.

Fonti:

CoachingFiuryy

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